Torino e il tavolo dell’Intelligenza Artificiale. Intervista a Don Luca Peyron

Tecnologia

27 Luglio 2020

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Che Torino costituisse un panorama interessante dal punto di vista tecnologico è un fatto: partendo da questo assunto, per creare nuove opportunità Don Luca Peyron, Direttore della Pastorale Universitaria della Diocesi di Torino, ha proposto il capoluogo piemontese quale capitale di riferimento per l’Intelligenza Artificiale. E qui ci racconta antefatti, sviluppi e obiettivi dell’iniziativa, che anche Synesthesia ha deciso di supportare con convinzione.

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Questa iniziativa nasce dalla sua esperienza pastorale negli Atenei Universitari della città?

“Il mio lavoro è quello del «coordinatore». Abbiamo avviato da alcuni mesi il servizio per l’Apostolato Digitale come prima diocesi d’Italia per ripensare in chiave teologica all’impatto che l’ambito informatico ha comportato nella società, quindi per me questa “missione” rappresenta l’emanazione dell’impegno che ho assunto. Insegnando teologia della trasformazione digitale all’Università Cattolica a Milano e spiritualità delle società emergenti all’Università di Torino, l’aspetto scientifico, accademico e pastorale si è unito al background della consulenza legale che mi apparteneva prima. L’idea di proporre Torino come capitale per l’Intelligenza Artificiale nasce dall’affetto viscerale per questa città. Da cappellano universitario percepisco quotidianamente la fatica di studenti che vorrebbero mettere radici in questa città ma le opportunità per farlo sono scarse. Come parroco invece respiro la stanchezza di 40enni che vorrebbero costruire un futuro più concreto per i loro figli. A partire dal placet del Vescovo, passando da quello della Sindaca, quindi a seguire gli Atenei, l’Unione Industriale e a propagazione tante altre realtà, tra cui anche Synesthesia. L’idea che nasca dalla Chiesa questo interesse è senz’altro disruptive, ma è anche garanzia del fatto che l’azione non sia inficiata da scopi politici e imprenditoriali, ma dettata da complici alchimie spontanee che si stanno facendo avanti per rendere protagonista un tessuto connettivo tecnologico promettente”.

Quali scenari si pensa di poter contaminare con questa candidatura?

“La ricerca e lo sviluppo per le imprese in primis, poi una governance che subentrerà per assicurare un equilibrio sistemico alle filiere, andando così a legittimare una candidatura seria. Torino non deve costituire un indirizzo fisico specifico quanto un riferimento che nulla tolga ad altri siti ad alto tasso di innovazione, quali l’eolico presso il Lago Maggiore o l’agrifood nel cuneese. L’intento è creare dei cluster che afferiscano a una città collettore di possibilità e nodi la cui rete neuronale sia il più capillare possibile”.

Quali sono i prossimi passi che si è prefisso di riuscire a compiere?

“Una visione profetica, politica e industriale non deve esaurirsi in una conferenza stampa ma prefiggersi la durabilità dei progetti nel tempo. Nell’epoca del diluvio della trasformazione digitale ciò che accade oggi, se non lascia un segno tangibile, domani è già dimenticato. Il processo di ascolto delle imprese, delle diverse realtà coinvolte e degli studenti sta modificando continuamente la progettazione della filiera in modo che possa portare risultati concreti grazie a figure competenti che consentono la delicata costruzione di questi passaggi. Questo processo è ciò che muove i grandi attori quanto i piccoli, come l’equilibrio ricalibrato costantemente tra i reciproci interventi. Il tentativo è innescare un cambiamento accompagnandolo, per poi farsi da parte e lasciarlo gestire a chi sarà deputato al compito”.

A tendere l’obiettivo più ambizioso quale potrebbe essere?

“Non fregiarsi di qualche titolo ma avere l’onore  di giocare questa partita per conto dell’Italia, perché può dimostrare di esserne all’altezza, se la stima se la saprà guadagnare. Puntiamo a rafforzare il senso di consapevolezza tecnologica e sul saper fare squadra, dato che la capacità di affermazione non manca. Non possiamo aspettare che qualcuno lo faccia per noi o che ci sottragga l’occasione. In autunno i tempi saranno maturi per portare avanti le azioni incisive che determineranno i risultati dell’operazione. Non possiamo aspettare, il futuro ci troverà pronti”.


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