AI e stereotipi di genere: a che punto siamo?

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2 Dicembre 2024

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AI e stereotipi di genere: a che punto siamo?

L’intelligenza artificiale, sebbene concepita come tecnologia neutra, rischia di perpetuare stereotipi di genere a causa dei pregiudizi nei dati e nelle pratiche di sviluppo. In questo articolo esploriamo i progressi fatti e le sfide aperte per costruire un’AI più equa e inclusiva.

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Nel 2023, in un nostro articolo del blog, abbiamo affrontato il tema del rapporto tra intelligenza artificiale e stereotipi di genere, evidenziando come i bias cognitivi e sociali possano riflettersi in tecnologie che dovrebbero essere neutre per definizione. A partire dalle considerazioni della sociologa dei media Marinella Belluati, emergeva chiaramente un interrogativo: quanto le intelligenze artificiali rispecchiano (e amplificano) i pregiudizi della società che le ha create? Quel dialogo ha sollevato domande cruciali su come l’AI possa contribuire a rafforzare ideali distopici e su quali strategie siano necessarie per correggere tali dinamiche. Oggi torniamo a riflettere sul tema, cercando di capire se e come la comunità tecnologica abbia mosso passi significativi verso soluzioni più etiche e inclusive. Quali progressi sono stati fatti? Quali sfide restano aperte? E soprattutto, come possiamo assicurarci che il futuro dell’intelligenza artificiale sia realmente equo e rispettoso delle diversità?

AI e stereotipi di genere: cosa dicono oggi i numeri? 

Come sappiamo, l’intelligenza artificiale apprende dai dati che le vengono forniti, attingendo in gran parte a contenuti disponibili online. Tuttavia, poiché questi dati spesso rispecchiano stereotipi di genere profondamente radicati nella società, l’AI rischia di assimilarli e perpetuarli, contribuendo involontariamente al loro consolidamento. Un esempio evidente è rappresentato dai modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM), che talvolta generano contenuti connotati da pregiudizi, riflettendo i bias insiti nei dataset utilizzati per il loro addestramento. Questo problema è amplificato dalla significativa sottorappresentazione di donne nello sviluppo dell’AI.

A tal proposito, nel libro “Donne controcorrente in AI e innovazione” (pubblicato nella collana “Donne controcorrente” il 12 novembre 2024), il giornalista Claudio Barnini e la docente Elita Carmela Schillaci pongono in evidenza dati preoccupanti: solo il 43% delle donne italiane possiede competenze digitali di base, rispetto a una media europea del 52%. Ancora più allarmante è la presenza femminile nei ruoli decisionali in ambito AI, ferma al 10%, sia nella ricerca che nell’industria.

Questo squilibrio nella composizione dei team di sviluppo non è solo una questione di rappresentanza, ma influisce direttamente sul modo in cui l’AI viene progettata e utilizzata. L’assenza di una prospettiva diversificata limita la capacità dell’intelligenza artificiale di comprendere e rispecchiare la complessità della società, perpetuando una visione parziale e spesso discriminatoria. Di questo passo, il contributo delle donne alla rivoluzione tecnologica rischia di rimanere sottosviluppato, ostacolando la costruzione di soluzioni più inclusive e giuste per il futuro.

I rischi degli stereotipi di genere nell’intelligenza artificiale

I rischi derivanti dagli stereotipi di genere nell’intelligenza artificiale sono reali e possono avere conseguenze significative in diversi ambiti. Nel lungo periodo, questi bias possono contribuire a rafforzare le disuguaglianze sociali ed economiche. Per esempio, nel settore del lavoro, gli algoritmi di selezione automatica dei candidati potrebbero riflettere pregiudizi impliciti nei dati con cui sono addestrati, privilegiando i candidati di sesso maschile per determinate posizioni, come quelle tecnologiche. Inoltre, le aziende che utilizzano AI con bias non corretti si espongono a rischi reputazionali e legali. Per evitare questi scenari, è fondamentale adottare un approccio consapevole e proattivo. Le aziende e i team di sviluppo devono affrontare i bias alla radice, rivedendo i dataset, garantendo una maggiore diversità nei team di sviluppo e promuovendo una progettazione inclusiva. Solo in questo modo l’AI potrà essere uno strumento positivo e rappresentativo per tutta la società.

AI e stereotipi di genere: cosa possiamo fare per invertire le tendenze?

L’intelligenza artificiale può tanto contribuire al progresso quanto perpetuare vecchi problemi. Gli stereotipi di genere ne sono un esempio emblematico: radicati nei dati utilizzati per l’addestramento, finiscono per influenzare i risultati e le applicazioni dei sistemi AI. Ma non tutto è immutabile. Con le giuste strategie, possiamo guidare l’evoluzione (o meglio, la rivoluzione) di queste tecnologie verso orizzonti più equi e inclusivi. Agire su vari fronti, dalla rappresentatività nei team di sviluppo alla qualità dei dataset, è essenziale per contrastare la diffusione di pregiudizi e costruire una tecnologia che rifletta davvero la diversità e la complessità della società. 

Ecco alcune azioni concrete da intraprendere per invertire la tendenza e rendere l’AI un vero strumento di inclusione sociale.

1. Migliorare la rappresentatività nei team di sviluppo

La diversità nei team che progettano e addestrano l’AI è fondamentale. Garantire una maggiore presenza di donne e altri gruppi sottorappresentati nei settori STEM contribuisce a sviluppare tecnologie più inclusive e consapevoli.

2. Selezione attenta dei dati di addestramento

È necessario curare i dataset, eliminando contenuti sessisti e pregiudizi, e introdurre dati che rappresentino la diversità in modo equilibrato. Questo processo richiede non solo filtri tecnici, ma anche una supervisione umana più consapevole.

3. Promuovere la trasparenza negli algoritmi

Rendere trasparente il funzionamento degli algoritmi e i criteri con cui vengono addestrati è essenziale. Ciò permette di individuare potenziali bias e agire tempestivamente per correggerli.

4. Creare normative specifiche

I governi e le organizzazioni internazionali possono definire linee guida etiche e normative che regolamentino l’uso dei dati per l’addestramento delle AI, prevenendo la diffusione di contenuti discriminatori.

5. Educare all’uso consapevole della tecnologia

Sensibilizzare gli utenti finali e i professionisti del settore sull’importanza di riconoscere e combattere gli stereotipi di genere nell’IA può contribuire a un cambiamento culturale, riducendo il rischio di accettare passivamente contenuti pregiudizievoli.

Verso un futuro più equo e rispettoso delle diversità: conosci il progetto GirlsTech?

Invertire la tendenza che lega l’intelligenza artificiale agli stereotipi di genere non è un obiettivo immediato, ma è certamente raggiungibile attraverso uno sforzo collettivo. Sviluppatori, aziende, istituzioni e società civile devono unire le forze per costruire un’AI che non si limiti a riflettere il mondo reale, ma che diventi uno strumento per promuovere equità e inclusione. Per favorire questa trasformazione culturale, non bastano azioni tecniche; è fondamentale agire anche sull’educazione e sulla sensibilizzazione delle nuove generazioni.

A tal proposito, Synesthesia, da sempre impegnata nella costruzione di un futuro digitale più inclusivo, dal 2019 ha intrapreso un’iniziativa concreta per contribuire a questo cambiamento: il progetto GirlsTech, lanciato come una giornata di workshop gratuiti dedicati alle discipline STEM, pensata per avvicinare le giovani donne alla tecnologia e ridurre il divario di genere nel settore. Questo evento è stato accompagnato da una conferenza aziendale focalizzata sull’importanza di un maggiore equilibrio di genere nella tecnologia, sensibilizzando le organizzazioni sull’urgenza di una rappresentanza più equa.Con il tempo, l’iniziativa è cresciuta, evolvendosi in una serie di eventi formativi no-profit gestiti dalla Fondazione SYX ETS. Oggi, GirlsTech si concentra su un’offerta continua e gratuita di formazione digitale, incoraggiando le giovani donne ad appassionarsi alle materie STEM fin dall’età scolare. Grazie al supporto di importanti marchi internazionali e alla collaborazione con esperti del settore, il progetto non solo offre competenze tecniche, ma sfida attivamente gli stereotipi di genere, dimostrando che la tecnologia rappresenta un’opportunità aperta a tutti, dove il rispetto delle diversità e l’equità sono alla base di ogni innovazione.

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