Numeri, persone, impatto: la sostenibilità in Synesthesia come scelta quotidiana. Intervista a Valentina Di Capua

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11 Settembre 2025

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Valentina Di Capua, da quasi sette anni in Synesthesia, unisce le sue competenze in ambito amministrativo e visione etica per rendere il lavoro quotidiano parte di un cambiamento legato alla sostenibilità più grande. In questa intervista ci guida dietro le quinte di un impegno concreto, dove la CSR diventa cultura aziendale, le persone sono al centro e i dati si trasformano in scelte che contano davvero. 

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Valentina, sei in Synesthesia da quasi sette anni. Come sei arrivata in azienda e com’è cambiato il tuo ruolo nel tempo? 

Sono cambiate tante cose dal 2018, quasi faccio fatica a pensare che siano passati solo 7 anni. Quando sono entrata qui ero una persona molto insicura, che stava ancora cercando la sua strada. Forse la parola giusta è sfiduciata, perchè davvero non riuscivo a capire in cosa fossi realmente brava.

Ho colto con entusiasmo una possibilità che sapevo non mi sarebbe capitata altre volte e da lì ho trasformato la mia vita.

Ho lasciato definitivamente giurisprudenza, che avevo capito non essere la mia strada, e mi sono concentrata solo su cogliere tutto il meglio che le persone intorno a me riuscivano a darmi quotidianamente. Ho iniziato portando caffè e rispondendo al telefono, facevo tutto ciò di cui ci fosse bisogno in quel momento, ma nel frattempo imparavo e osservavo. Piano piano ho capito di avere la piena fiducia delle persone con cui mi interfacciavo e allora lì ho veramente tirato fuori la “cazzimma”, come diremmo a Napoli.

Synesthesia mi ha supportato nei miei studi, la laurea in economia, il master in valutazione dell’impatto e infine il master in Business Administration di cui darò il mio ultimo esame tra pochi giorni.

Sono cresciuta tantissimo, per me Synesthesia è stata uno sprono a tirare fuori il mio meglio, un supporto costante, non posso che essere grata di tutto ciò, mi sento una persona molto fortunata. Oggi il mio ruolo è molto diverso da quello di 7 anni fa, sono Responsabile amministrativa e Responsabile di Impatto, ma questi non sono punti di arrivo, sono solo parte di un percorso che sto continuando a percorrere: ma non voglio spoilerarvi troppo del mio futuro qui!

Oggi ti occupi sia di amministrazione che di responsabilità sociale d’impresa. Come convivono questi due ambiti, apparentemente così diversi?

So che è difficile immaginarlo, ma in realtà hanno molte più cose in comune di quello che si possa immaginare. La contabilità richiede grande rigore e precisione, ma anche una spiccata dose di “fantasia”!

Ovviamente non invento nulla, tranquillizzo tutti, ma spesso bisogna uscire dagli schemi, ragionare, trovare soluzioni alternative, non è solo matematica, non è solo ragioneria, c’è davvero un mondo dietro i numeri che si leggono sui bilanci. Capire quello che si sta leggendo e poi riportarlo, spiegarlo o trasformarlo in una strategia di business, non è nient’altro che trasformare un dato quantitativo in un dato qualitativo e narrarlo in modo più chiaro e comprensibile a tutti. Questo è quello che cerco di fare anche quando mi occupo di CSR, semplicemente al contrario!

Trasformo le strategie legate alla sostenibilità in numeri, in KPI monitorabili, in un dato che ci possa dire dove stiamo lavorando bene e dove possiamo migliorare. Riuscire ad applicare questo approccio rende possibile i cambiamenti: sono convinta che nulla di duraturo nasca mai dal caso, solo la reale volontà di creare un impatto positivo può garantire dei risultati.

Quando si parla di sostenibilità, spesso si pensa all’ambiente. Ma la CSR è molto di più. Qual è la tua visione e come si traduce nel tuo lavoro quotidiano?

Sono d’accordo, ma questo accade principalmente perchè la questione ambientale è una delle dimensioni più visibili, tangibili e urgenti del concetto di sostenibilità. È un qualcosa di cui tutti sono a conoscenza, un mare inquinato, la deforestazione, il riscaldamento globale sono comunemente percepiti rispetto ad un modello economico insostenibile o alle disuguaglianze di genere negli ambienti di lavoro. Personalmente credo che tutti gli aspetti della sostenibilità siano urgenti, ma bisogna essere realisti e non possiamo avere la “presunzione” di poter risolvere tutto.

Ogni realtà deve comprendere in cosa il suo agire può fare la differenza ed investire concretamente sulla base delle proprie possibilità. In Synesthesia è questo che cerchiamo di fare quotidianamente, sosteniamo le cause in cui siamo consapevoli di poter creare impatti positivi.

In un’azienda tech come Synesthesia, che cosa significa concretamente “fare responsabilità sociale”?

Per rispondere a questa domanda, mi piace sempre fare un passo indietro e ricordare le parole del nostro Presidente, Francesco Ronchi:

“Le persone per Synesthesia sono state, sono tuttora e saranno sempre il motore dell’azienda. L’azienda è nata attorno alle persone e si basa su di loro.”

È proprio da qui che parte la nostra visione di responsabilità sociale. Per Synesthesia, essere un’azienda tecnologica non significa soltanto sviluppare prodotti digitali di qualità o inseguire l’innovazione fine a sé stessa. In un mondo sempre più interconnesso e complesso, crediamo che il valore di un’impresa si misuri anche, e soprattutto, attraverso il suo impatto positivo sulla società, sulle persone e sull’ambiente.

“Fare responsabilità sociale”, per noi, significa mettere la tecnologia al servizio del bene comune. Significa progettare soluzioni che siano non solo funzionali ed efficaci, ma anche inclusive, accessibili, etiche e sostenibili. Significa creare un ambiente di lavoro in cui le persone possano crescere, esprimersi, sentirsi accolte e valorizzate. Significa contribuire attivamente al territorio, alla cultura, all’educazione e alla transizione ecologica.

In pratica, portiamo la responsabilità sociale in ogni aspetto della nostra attività: nelle scelte progettuali, per garantire l’accessibilità e il rispetto della privacy, nella cura dei nostri team, promuovendo il benessere, la diversità e la formazione continua, nella relazione con il territorio, sostenendo iniziative culturali e sociali locali, nell’impegno per la sostenibilità ambientale, riducendo il nostro impatto e sensibilizzando sulle buone pratiche. Essere responsabili, per noi, non è una strategia: è una responsabilità concreta e quotidiana, che ci guida in ogni decisione.

Il coinvolgimento dei colleghi è fondamentale per il successo di iniziative CSR. Come riesci a stimolare la partecipazione interna?

Il coinvolgimento è assolutamente la chiave per il successo, anche perchè se non si conoscono le reali esigenze dei propri stakeholder è impossibile attuare delle strategie efficaci, in tutti gli ambiti della CSR.

Nello specifico, sulla partecipazione interna stiamo cercando di coinvolgere sempre di più colleghi e colleghe attraverso la diffusione di survey in modo tale da monitorare sempre il gradimento su ogni iniziativa e cercando di raccogliere quante più proposte possibili. Per noi questo è sicuramente lo strumento più facile da utilizzare perchè spesso non è facile ricevere il feedback diretto, soprattutto con la diffusione dello smart working.

Inoltre dal 2025 abbiamo creato un gruppo di Ambassador, su candidatura volontaria, attualmente formato da 8 persone che ci aiutano ad organizzare e diffondere tutte le iniziative legate alla sostenibilità ambientale, alla parità di genere e al welfare. Io e le colleghe del reparto HR organizziamo degli incontri periodici con loro, in modo tale da aumentare il coinvolgimento e diffondere sempre di più il messaggio che la sostenibilità è veramente una responsabilità comune, non solo dei vertici aziendali.

C’è un progetto o un’iniziativa che ti ha resa particolarmente orgogliosa di lavorare qui?

In realtà ci sono due iniziative di cui sono particolarmente orgogliosa. La prima è sicuramente legata al percorso di prevenzione al tumore al seno che abbiamo fatto durante il 2024, grazie al quale tutte le donne di Synesthesia hanno avuto la possibilità di fare un’ecografia mammaria gratuita. Secondo me è stato veramente un progetto che rispecchia a tutti gli effetti il concetto di diffusione di benessere e salute, cioè la promozione di un’azione concreta che non sia solo per la persona all’interno dell’ambiente di lavoro, ma un investimento per la persona in quanto tale. La seconda invece riguarda gli uomini e nello specifico all’estensione del congedo per i papà dai classici 10 giorni previsti dalla normativa nazionale a 15 giorni. Credo che ad oggi la paternità sia messa troppo da parte, quindi sono molto felice di lavorare in un’azienda che dà valore al ruolo del padre rafforzando il concetto culturale che la cura dei propri figli non ha un genere.

Qual è la lezione più importante che hai imparato in questi anni?

Ce ne sono tante, ma forse la più importante è avere il coraggio di cambiare, non aver paura di rimettersi in gioco a prescindere dal proprio background o dalla propria età: non è mai troppo per inseguire le proprie passioni o raggiungere un obiettivo. Spesso siamo proprio noi stessi il nostro maggiore ostacolo. Io ne sono la prova, e non smetterò mai di ringraziare Synesthesia per avermi spronato con entusiasmo dal giorno zero.

Synesthesia si appresta a pubblicare il suo primo Bilancio di Sostenibilità, puoi darci qualche anticipazione?

Così mi chiedi troppo, posso solo dirti che sarà un gran bel viaggio!

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