Digital Market Act: la nuova frontiera della regolamentazione digitale

Web e Ecommerce

15 Settembre 2023

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L’Unione Europea inizia la guerra contro i Big della tecnologia mondiale per l’attuazione del Digital Market Act, la recente normativa che intende regolare le nuove piattaforme digitali per la salvaguardia dei dati personali degli utenti. Microsoft e Apple, nonostante siano colossi tecnologici, stanno tentando di essere esclusi dai “gatekeeper”, ovvero dalla lista delle aziende che dovranno attuare la normativa decisa e pubblicata dalla Commissione Europea. 

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Il nuovo regolamento sui mercati digitali: che cosa sta succedendo in Europa?

Il 5 luglio 2022 è stato approvato dal Parlamento Europeo il nuovo regolamento sui mercati digitali e il regolamento sui servizi digitali, rispettivamente il Digital Markers act e il Digital Services Package, che andranno a sostituire l’approccio ex post delle regole antitrust, con l’obiettivo quindi di frenare il potere delle Big Tech.

Il Digital Markers Act è entrato in vigore a novembre 2022, e il 6 settembre scorso la Commissione Europea ha pubblicato una lista di gatekeeper, l’elenco di imprese che dovranno attuare nelle loro piattaforma la normativa, selezionate secondo parametri specifici e misurabili.

In queste settimane Microsoft e Apple hanno però tentato di opporsi alla decisione della Commissione Europea su due delle loro piattaforme: Bing per Microsoft e iMessage per Apple. Secondo i due colossi tecnologici queste piattaforme non supererebbero la soglia prevista per essere considerate gatekeeper. 

La nuova legislazione imporrà la condivisione dei dati, il collegamento ai concorrenti e l’interoperabilità dei loro servizi con le app rivali, per questo motivo viene visto dai proprietari delle piattaforme come deleterio. Bing e iMessage, nonostante abbiano una quota di mercato sicuramente più piccola dei loro rivali, sono state considerata ugualmente dalla Commissione Europea come parte dei gatekeeper; i proprietari di queste, al contrario, sostengono che sottoporle a un maggiore “controllo legale” le metterebbe in una posizione di totale svantaggio nei confronti dei competitor.

Oggi la Commissione Europea non si è ancora espressa su queste due specifiche piattaforme e sulle lamentele mosse dai due Big Tech; la questione sembra infatti essere più complicata del previsto.

IMessage, infatti, installata di default quando si attiva un nuovo Iphone (o iPad), è potenzialmente nei dispositivi di milioni di utenti, ma non è sicuramente tra le applicazioni di maggior successo del mondo Apple. E anche Bing, nonostante abbia adottato con successo parte della tecnologia di Chat GPT, oggi, nel mercato dei motori di ricerca, rimane relegato a un modesto 3%.

Digital Market Act: come avviene la procedura per scegliere i gatekeeper e a quali normative dovranno sottostare? 

L’Unione Europea ha utilizzato tre parametri specifici e misurabili per capire quali piattaforme dovevano essere al più presto regolamentate. Per prima cosa hanno considerato nella lista tutte le imprese con introiti annuali pari o superiori a 7,5 miliardi di euro negli ultimi 3 anni o con valore totale delle azioni di mercato di almeno 7,5 miliardi nell’ultimo anno e fornitura di servizi di piattaforma ad almeno tre Stati dell’UE. 

Altri parametri presi in considerazione sono stati poi il numero delle registrazioni annue alle piattaforme, che dovevano essere minori di diecimila e il numero di utenti attivi in un mese, che invece non doveva superare i 45 milioni.

Nonostante i calcoli effettuati dalla Commissione Europea, le due società statunitensi si sono fortemente opposte, non ritenendo che le due piattaforme rientrassero nei parametri. In generale questa normativa sta cercando di regolamentare il più possibili quelle imprese che oggi detengono quasi tutto il “potere digitale”, nomi come Meta, Amazon o TikTok riassumono quasi tutte le piattaforme maggiormente utilizzate dalla maggior parte degli utenti mondiali Ogni giorno, secondo dopo secondo, i dati che raccolgono diventano sempre di più, con immense banche dati che potenzialmente possono essere lesive della privacy degli utenti.

Il Digital Market Act vuole impedire proprio questo, la profilazione troppo approfondita degli utenti: ogni impresa oggi sta tenendo segreti i propri dati, e gli algoritmi sviluppati per elaborarli. Rendere più trasparenti le tecniche utilizzate consentirebbe alle Big Tech di non competere più sulla quantità e la qualità dei dati che detengono, ma sulle effettive funzionalità delle loro piattaforme.

Quale sarà il futuro delle Big Tech e della nostra privacy? 

Il commissario al mercato interno Thierry Breton ha espresso la propria opinione sull’argomento, affermando: 

“Il nuovo quadro regolamentare aprirà le porte di Internet. Con la designazione di oggi stiamo finalmente rimettendo in discussione il potere economico delle più grandi aziende del settore, offrendo più scelta ai consumatori e creando nuove opportunità per le piccole società innovative (…) Era ora che l’Europa stabilisse in anticipo le regole del gioco, per garantire che i mercati digitali siano equi e aperti”.

Le criticità di questa azione europea sono tante: in primo luogo l’UE, che non ha mai considerato di mettere in campo incentivi per l’innovazione interna (non ci sono infatti oggi competitor europei) sembra utilizzare sul mercato solo una strategia basata sui divieti e le sanzioni.

 Il tentativo in atto è utilizzare la forza del proprio mercato interno per imporre alle piattaforme non UE sempre più regole, minacciando la perdita dei milioni di utenti europei nel caso queste non siano accettate e rispettate. In questo modo però, non soltanto non si utilizzano fondi per iniziative interne, ma contemporaneamente si aiutano i Big Tech a mantenere il loro potere. 

Ciò avviene perché con norme così stringenti, solo le imprese già grandi e ricche, possono tentare strategie di sopravvivenza sul mercato e adeguarsi alle indicazioni normative. Ma questo limita fortemente la possibilità di far crescere piattaforme nuove. 

Non è, inoltre, da escludere la possibilità che le maggiori piattaforme diventino a pagamento per far fronte alle spese causate dalla reale applicazione delle norme e dalla limitazioni del business abituale (la raccolta dei dati a scopo pubblicitario).

Quali saranno le conseguenze per gli utenti finali? Ancora non possiamo saperlo. Certo che l’attenzione che gli organismi preposti dell’Unione Europea è sicuramente una buona notizia per tutti i consumatori. La “privacy al centro” di tutti i processi commerciali, siano essi online o offline, è un passo fondamentale per progettare un mercato più moderno e rispettoso, e sicuramente più “etico”.

Oggi, Synesthesia, così come molte aziende digitali, si impegna per attuare ogni tipo di normativa europea per garantire in ogni modo agli utenti la protezione della propria privacy, ma ciò presuppone che grandi imprese come le Big Tech siano le prime a farlo, considerata la loro importanza e il loro ruolo dominante, per creare nel web uno spazio sicuro e un mercato più rispettoso delle esigenze degli utenti.


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