10 anni di Synesthesia con Alyssa Carson. Parliamo di “people & inclusion” [giugno 2021]

Intervista

7 Giugno 2021

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Versione breve 45

La tappa di questo mese è dedicata a “people & inclusion”. Vi racconteremo le storie di “persone” che, grazie alle loro passioni, sono riuscite a realizzare i propri sogni ispirando intere generazioni. Vi parleremo di uguaglianza e diritti, ma soprattutto della ricerca del “valore” delle persone a prescindere dagli stereotipi e dalle visioni obsolete e distorte.

Oggi vi presentiamo l’aspirante astronauta americana Alyssa Carson. Con lei abbiamo parlato della sua straordinaria iniziativa dedicata alle giovani donne in ambito STEM: “Blueberry Foundation”. Quanto contano i sogni nella vita di una ragazza giovanissima della Louisiana? Come è finita nel programma spaziale della NASA per la prima missione su Marte? Ecco Alyssa, scopriamolo insieme a lei.

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[Intervista a cura di Lucy James, Event Manager di Synesthesia]

Dalla Louisiana alla Florida. Dal jazz alle stelle. Alyssa, come è nata la tua passione per lo spazio?

“Fin da piccola lo spazio mi ha sempre affascinata. Ovviamente non ricordo tutto di quando ero una bambina, ma mio padre mi racconta sempre che arrivavo e iniziavo a fare tantissime domande sullo spazio e su Marte. Non sapevo niente a quel tempo e nessuno della mia famiglia aveva un background in astronomia. Mio papà allora mi raccontava qualcosa delle missioni sulla Luna e poi aggiungeva

“un giorno andremo su Marte”.

Tutto questo ha davvero dato una spinta alla mia curiosità sullo spazio e così ho iniziato a cercare libri, video, poster e ogni genere di informazioni che potessi avere sotto mano riguardato lo spazio. E la passione così è nata e ha continuato a crescere”.

“Perseverance” è il rover della NASA arrivato su Marte. Quanto hanno contato la tenacia e la perseveranza per raggiungere i tuoi obiettivi?

“Sicuramente tanto in tutto quello che ho fatto e faccio. Essenzialmente quello che sto facendo è cercare di costruire un CV adeguato per candidarmi nel processo di selezione degli astronauti. Ci sono, comunque, tante vie per raggiungere questo obiettivo. Non esiste una checklist per cui si può dire: “hai fatto questo… questo… e questo… allora puoi diventare astronauta”. Non funziona così.

Quando ero piccola la perseveranza significava per me cercare di capire cosa volessi fare, cercare di fare qualcosa di diverso, fuori dagli schemi. Questo è quello che ho fatto per tutto questo tempo andando alla ricerca di quelle opportunità per emergere fino al momento in cui mi candiderò per diventare astronauta, ma penso che tutto questo tempo costituisca la parte più importante.

Tantissime persone si candideranno. Per questo motivo penso che sia molto importante credere in se stessi, nelle proprie capacità. Se tu stessa pensi che puoi farlo, allora certamente è tutto un po’ più raggiungibile”.

Come hai ricordato tu, è un processo di selezione molto impegnativo. È un questione di carattere e, immagino, di conoscenze tecniche. Qual è stato per te il giusto equilibrio tra l’ambizione e il carattere da un lato e la preparazione scientifica dall’altro?

“Certamente. È necessario che ci sia sempre un equilibrio. Una cosa molto importante durante la mia crescita è stata proprio il mantenere uno stile di vita “bilanciato”. Amo lo spazio, ma desidero anche mantenere un equilibrio e fare tutte le “cose normali”. E ci sono molte ragioni per fare questo: una è mantenere il mio interesse per lo spazio. Penso che se parlassi sempre e solo di questo probabilmente alla fine mi stuferei. Ma dal momento che faccio anche tante altre attività, non mi è mai successo. Sono sempre entusiasta di fare qualsiasi cosa che riguardi lo spazio. Cerco di mantenere sempre l’equilibrio tra lo studio e il carattere personale. Per essere un astronauta senza dubbio devi essere molto preparata e brava in quello che fai. 

E di solito quello che fai ha a che fare molto con la scienza e la matematica, può essere anche difficile a volte. Questo tipo di studi può diventare molto intenso, ma penso che ci siano molti aspetti del carattere che devono essere messi in gioco come il saper lavorare bene in team con altre persone. Ti troverai a lavorare con le stesse persone per un certo periodo. Devi imparare a risolvere i problemi, a non lasciarti troppo sconvolgere dalle piccole cose. E quindi tutti questi aspetti sono molto importanti per il carattere. 

Infine, credo che ci siano moltissimi aspetti che devono essere presi in considerazione per affrontare il processo di selezione. Non è un percorso “lineare” come a scuola. Occorre prendere in considerazione anche quello di cui loro hanno bisogno, cosa sta succedendo adesso nell’industria dello spazio, che tipo di persona occorra oggi a questo settore e poi di sicuro le tue conoscenze e la tua personalità. Quindi è sempre una questione di equilibrio”.

Sicuramente ci sono tanti aspetti diversi da considerare. Un tema che tu hai evidenziato è l’evoluzione in corso nei programmi spaziali, delle ambizioni dei vari team. Sappiamo che sui social ti chiami “NASA Blueberry” e sei solita definirti “Future Mars Walker”. Come ti immagini il tuo primo passo su Marte? Ci hai mai pensato?

“Ho aggiunto “Future Mars Walker” nella mia biografia. Marte sarà davvero molto diverso rispetto alla vita sulla Terra, avremo un nuovo stile di vita.

Sarà come uscire di casa indossando la tuta spaziale.

È un modo divertente di immaginare la vita in quel pianeta. Certo ci sarà lo studio scientifico, ma allo stesso tempo faremo anche un sacco di “faccende domestiche”, come quando devi fare le pulizie, arieggiare le stanze, coltivare l’orto per avere il cibo, cose semplici. Mi immagino lo stile di vita su Marte molto rilassante: solo io e poche altre persone che passeggiamo sul pianeta rosso. Ci dedicheremo all’orto e faremo un po’ di esperimenti scientifici. Parlando di come appare Marte e, tornando al rover Perseverance, abbiamo trovato molte immagini straordinarie. Guardando alcune di queste, è bellissimo avere uno scenario più realistico del pianeta. L’atmosfera di Marte non è così “consistente”, così possiamo vedere una quantità incredibile di stelle che dalla Terra non riusciamo ad ammirare. Penso, quindi, che ci saranno spettacoli incredibili”.

Le faccende domestiche su Marte sembrano molto rilassanti anche a me. Hai dato vita alla fondazione “Blueberry” dedicata alle ragazze in ambito STEM, ti va di parlarci di questo progetto? Che cosa significa per te combattere il gender gap in ambito STEM?

“Sì, ho fondato “Blueberry” (Blueberry è il mio “nome in codice”, un nickname che mi è stato dato). L’idea di realizzare questo progetto è nata quando ho visitato lo Space Camp per la prima volta e questo avvenimento ha dato una svolta ai miei interessi per lo spazio. Voglio davvero che anche altre persone abbiano la stessa opportunità.

Recentemente abbiamo organizzato molte attività anche con altri Paesi esteri, come il Messico e l’Argentina, dando a giovani ragazzi e ragazze la possibilità di conoscere davvero quale scelta sia adatta di più a loro per avere la possibilità di lavorare nell’industria spaziale, di diventare astronauta o comunque fare qualcosa in questo ambito. E quindi proprio per questi motivi ho voluto fondare “Blueberry”.

Poi, certamente, incoraggiare le ragazze a intraprendere una carriera nelle materie STEM è molto importante. Penso che non solo l’incoraggiamento, ma anche mostrare loro tutte le strade che hanno a disposizione in questo ambito sia essenziale. Quando siamo piccoli, bambini, di solito diciamo che vogliamo fare un po’ sempre gli stessi lavori: l’insegnante, il medico, l’avvocato. Tutte queste professioni sono bellissime, ma penso che a volte rischiamo di rimanere bloccati sempre sugli stessi lavori. Anche nel settore spaziale accade lo stesso: scienziati, astronauti e ingegneri. Invece, c’è molto più di questo. Ci sono persone che disegnano le tute spaziali; persone che devono progettare le confezioni per il cibo degli astronauti; ci sono psicologi, giornalisti. Dietro questo mondo ci sono così tante professioni che sono altrettanto importanti come le più “rigorose” professioni matematiche e scientifiche.

Penso che l’aspetto più bello consista nel fatto che

non devi per forza essere appassionato di matematica e di scienza per lavorare nell’industria spaziale. È bello mostrare alle bambine e ai bambini tutte le opportunità che hanno a disposizione e come possono combinare i loro interessi per realizzare quello che più desiderano. Pensare fuori dagli schemi è un’esperienza straordinaria”.

Tornando sulla Terra, come ti immagini il nostro futuro nei prossimi anni?

“Penso che l’ambito STEM crescerà molto nei prossimi anni. Certamente le materie STEM sono molto numerose e diversificate, così come i percorsi di carriera. L’industria spaziale sta crescendo molto perché abbiamo tante novità in arrivo. tante idee da attuare: tornare sulla Luna, andare su Marte. Non solo questo, ma anche lo spazio in ambito commerciale, tutte queste altre compagnie, non solo le principali grandi agenzie spaziali, ci sono anche SpaceX, Virgin Galactic, Blue Origin, Boeing e molto altre compagnie che sono così attive nel settore spaziale e continuano a fare ricerche e attività. E io penso che SpaceX potrebbe cominciare ad avere i propri astronauti, il proprio processo di selezione. Stiamo diffondendo anche l’idea del turismo spaziale, rendendolo più consistente di una semplice idea. Credo che nei prossimi anni, nello spazio in generale e nell’ambito STEM collegato allo spazio, ci sarà una grande crescita di opportunità di lavoro, perché ci saranno grandi novità e tante bellissime professioni a cui dedicarsi. Nel turismo spaziale, per esempio, avremo i bagagli dei passeggeri, gli assistenti di volo… Chi lo sa? Queste “strane” idee stanno diventando sempre di più una realtà. Penso che piano piano vedremo qualcosa di questo genere”.

A proposito della tua Fondazione “Blueberry”, tu lanci un chiaro messaggio a favore dell’inclusione delle ragazze nell’ambito STEM, incoraggiandole ad avere una mente aperta. Qual è il tuo messaggio rivolto alle istituzioni su questo tema dell’inclusione?

“Guardando a queste grandi compagnie e alle istituzioni, penso che ci sia molto da affrontare. Parlando delle donne in ambito STEM, negli ultimi anni in cui abbiamo lavorato per includere più donne, abbiamo fatto grandi progressi. Io penso, per esempio, che ci siamo molte più donne astronaute scelte nel processo di selezione. L’idea di mandare una donna sulla Luna, penso che molte di queste idee siano davvero fantastiche.

Credo che il prossimo passo per tutte queste compagnie sia davvero avere più donne in tutte le professioni. Ci sono decine di migliaia di persone per un solo astronauta che va nello spazio. Io penso che sia importante non solo includere più donne come astronaute (il ruolo pubblicamente più visibile), ma anche donne in tutti questi capi differenti. Posso assicurarvi che c’è più di un dipartimento con una sola donna che vi lavora.

Ogni livello e ogni dipartimento ha bisogno di questa inclusione e ogni livello necessita di più donne coinvolte e così io credo davvero che questo sia il nostro prossimo passo. Questo discorso deve valere anche per tutte le altre professioni”.

Grazie Alyssa e buona fortuna!

Grazie a te Lucy, grazie a voi.

Non hai tempo di vedere o di leggere l’intervista di Alyssa Carson? Nessun problema, c’è la versione podcast!

Ascolta “People and inclusion / Alyssa Carson [giugno 2021] – EN” su Spreaker.

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