Parliamo di “Synesthesia” con Francesco Ronchi e Riccardo Recalchi

Intervista

13 Dicembre 2021

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Synesthesia

Siamo giunti al termine di questo lungo viaggio iniziato 10 mesi fa, in cui abbiamo incontrato tanti personaggi e svelato le loro visioni su 10 temi a noi molto cari. Abbiamo festeggiato i 10 anni in stile Synesthesia, attraverso un progetto che racchiude ricordi, emozioni e grandi aspettative sul futuro. Ci siamo confrontati con le visioni di altre persone, siamo tornati indietro nel tempo e abbiamo provato a immaginare cosa ci aspetta nei prossimi 10 anni: ora tocca a noi. 

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[Guarda la versione completa dell’intervista – 36 min]

FRANCESCO –  Eccoci qui. Siamo arrivati al termine di questi 10 mesi di festeggiamenti per i 10 anni di Synesthesia. Durante questo percorso abbiamo incontrato e intervistato un sacco di persone incredibili, che ci hanno raccontato le loro storie, le loro visioni legate ai temi che abbiamo affrontato. Oggi tocca a noi. Tanti sono i ricordi di questi 10 anni che ci portiamo dietro, alcuni molto forti, molto recenti. A te cosa viene in mente?

RICCARDO – Con questi festeggiamenti abbiamo affrontato un po’ tutti gli argomenti sui quali ci siamo concentrati in Synesthesia in questi anni. Si tratta di temi che continueranno a essere presenti anche nel nostro futuro. La nostra esperienza passa attraverso tutte queste “parole chiave”: dalle persone che fanno parte della nostra azienda fino alla tecnologia. È stato emozionante vedere la passione nelle persone con le quali abbiamo trattato questi temi, quella stessa passione che ha contraddistinto il nostro modo di operare e che ci ha sempre guidato fin qui in questi anni. Tutto questo mi fa venire in mente il nostro primo droidcon.

F – Sì. Synesthesia, tra l’altro, ha avuto come claim per tanti anni “tecnologia e passione” e, di fatto, è ancora così, anche se ci siamo evoluti. Il primo droidcon è stato uno dei momenti topici. Mi ricordo quando abbiamo deciso di organizzare la prima conferenza. In quegli anni eravamo un piccolo gruppo in Synesthesia. È stata davvero una scommessa.

Ricordo quando abbiamo iniziato a lavorare al sito e pubblicato per la prima volta i contenuti, ma solo nel momento in cui è stato comprato il primo biglietto ci siamo davvero resi conto che avremmo dovuto farlo veramente. Il nostro progetto, che fino a quel momento era stato solo un’idea eterea nelle nostre menti, stava finalmente diventando reale. È stato un momento incredibile. 

R – Tra l’altro nell’ultima edizione, che si è tenuta in presenza, hanno partecipato più di 1000 persone e vedere tutta quella affluenza è stato davvero emozionante. 

F –  Poi c’è stata la pandemia, che ci ha costretti a trasferire online non solo i nostri eventi, ma tutto quello che facciamo. 

R –  La pandemia ci ha messo di fronte a tanti temi, che sono stati gli stessi che abbiamo affrontato per i festeggiamenti: la creatività, il gaming, l’inclusione di tutte le persone che vivevano situazioni differenti. Il fatto di dover coinvolgere i nostri ragazzi da lontano, cercando di mantenere quei valori che sono nel DNA della nostra società, non è stato semplice: c’era chi era a casa da solo, chi con la famiglia, chi aveva dei figli piccoli da guardare. Trovare delle soluzioni per portare avanti la società in quei momenti è stata sicuramente una delle sfide più difficili che abbiamo dovuto affrontare. 

F – È proprio così, è una sfida che ci ha messo tutti alla prova, nessuno escluso. Credo che lo sforzo che abbiamo fatto tutti insieme sia stato proprio quello di portare avanti non solo quello che facevamo prima, ma anche tutti i valori e le cose in cui crediamo e continuiamo a credere: l’inclusione delle persone mettendole al centro. Le persone per Synesthesia sono state, sono tuttora e saranno sempre il motore dell’azienda. L’azienda è nata attorno alle persone e si basa su di loro. Non è retorica, è la realtà.

Tutto ciò che facciamo dipende esclusivamente dalle competenze, dalla passione e dalla volontà di creare il posto di lavoro dove volevamo lavorare noi in primis.

Synesthesia nasce con quell’idea lì, cioè creare una società dove le persone con cui lavoriamo avrebbero voluto continuare a essere anche nel futuro. 

R – Durante questo periodo c’è stata tanta creatività, perché in pochissimo tempo abbiamo trasformato droidcon in un evento completamente digitale. Grazie a questa soluzione anche Swift Heroes è andato molto bene, arrivando a oltre 1500 contatti provenienti da tutto il mondo. 

Sono queste le cose che ti spingono a credere che se credi fermamente in quello che fai, prima o poi, puoi raggiungere grandi risultati.

Ma adesso che ci troviamo qui, in questa veste di intervistatore e intervistato, vorrei partire da cosa significa “Synesthesia”. È un nome assolutamente evocativo che richiama i valori e la visione che tu hai avuto 10 anni fa e che noi stiamo portando avanti insieme, guardando al futuro. Perché hai scelto Synesthesia? 

F – È un nome che mi frullava nella testa da tanto tempo. Quando c’è stato da scegliere il nome per la mia società ho pensato che Synesthesia fosse quello giusto. È un termine di origine greca composto da due parole che significano “sentire” e “insieme”. “Sentire” nel senso dei 5 sensi, della percezione. Aveva sicuramente un richiamo alla multimedialità, quindi rimanda a tutto quello che facciamo a livello pratico nella tecnologia e nel digitale. Però aveva anche un importante richiamo allo “stare insieme”, al vivere delle esperienze insieme. Questa parte è l’altra componente fondamentale dell’idea di Synesthesia, cioè quella di non voler essere un’azienda tradizionale, ma un’azienda che sperimenta, che osa per andare fuori dagli schemi con tutte quelle intuizioni come droidcon, Swift Heroes, GirlsTech e il mondo dell’Academy. 

Le attività che svolgiamo con tutte le startup, sono tutte emanazioni dell’idea di imprenditoria un po’ diversa e innovativa. Fin dalla sua nascita Synesthesia ha avuto la fortuna di incontrare persone che hanno capito questa filosofia. Sono sicuro che non avremmo potuto fare tutto questo se non avessimo condiviso insieme questo progetto un po’ folle. 

R – Io ho faticato un po’ all’inizio perché è un mix tra la concretezza che deve avere un’azienda e il sogno di gestire la società attraverso un percorso non convenzionale, legato molto ai valori in cui credi. Quindi festeggiare questo traguardo con un percorso fatto di contenuti importanti condivisi con personalità di grandissimo rilievo, è stato veramente emozionante per entrambi.

L’incontro con queste persone ha come filo conduttore l’approccio che noi abbiamo avuto nello sviluppare Synesthesia in questi anni. Quindi pensiamo al futuro in maniera non convenzionale, rischiando anche di fallire, ma investendo sulle idee concretamente.

Per noi si tratta anche di un tentativo di restituzione. Abbiamo pensato questo progetto con l’idea di restituire qualcosa che abbiamo ricevuto in questi anni dal nostro territorio, ma non solo.

F – Sì, Synesthesia nasce a Torino, una città un po’ strana in cui tante cose nascono, hanno successo, poi si perdono e finiscono in altri luoghi. Invece quello che noi vogliamo fare è proprio investire tanto per restituire tutto ciò che questa città ci ha sempre offerto: droidcon, per esempio, l’abbiamo voluto fortemente qui, anche se forse sarebbe stato più facile farlo a Milano.

Lo stesso vale anche per tutti gli altri eventi principali che organizziamo e che vogliamo portare sul territorio. Io sono convinto che Torino abbia un’enorme potenzialità in termini di innovazione e crescita economica, legata al mondo del digitale. È in questa città che sono nate e stanno nascendo tante aziende e numerose iniziative, che sono poi andate in giro per il mondo. Pensiamo anche all’MPEG adesso MPAI, il consorzio che lavora con l’intelligenza artificiale per la definizione di nuovi standard, nato a Torino da Leonardo Chiariglione, il padre dell’MP3, di cui noi facciamo parte, sin dall’inizio. 

Tante iniziative stanno nascendo in questa città, come l’Istituto Italiano di intelligenza artificiale. Poi ci sono le OGR, che sono diventate sempre più il centro nevralgico di incontro, dove anche noi abbiamo voluto essere presenti. Il nostro modello di imprenditoria si ispira molto alla storia di Olivetti. Quella era una visione molto innovativa. Oggi, se si fa imprenditoria, secondo me, non si può prescindere da quel tipo di approccio e dalla responsabilità sociale, dall’attenzione alla cultura e all’inclusione: tutti temi che fanno parte delle 10 parole chiave che abbiamo affrontato.  

R –  Quando sono arrivato in Synesthesia il mio ruolo era quello di sviluppatore, come il tuo. In fin dei conti noi nasciamo come sviluppatori e non lo rinneghiamo. Quando sono arrivato in quest’azienda inizialmente pensavo di trovarmi in una realtà puramente tecnica. Con il passare del tempo, però, ho capito che Synesthesia non si limitava a quello ed è iniziata così la grande trasformazione: la digital transformation è avvenuta anche e soprattutto su noi stessi. Quindi ci siamo evoluti rispetto al nostro setup di base, che è fatto di mobile, web, e-commerce. 

Siamo riusciti a trasformarci in qualcosa di differente, molto più orientato verso il futuro e abbiamo cominciato ad affrontare temi diversi di cui abbiamo parlato con i nostri ospiti: intelligenza artificiale, gaming, disruptive technology e ovviamente mobile, perché Synesthesia ha davvero anticipato i tempi rispetto allo sviluppo tecnologico, soprattutto in Italia. Toccare questi temi per i nostri festeggiamenti era doveroso anche per ricordare le nostre radici e raccontare la nostra visione di futuro.

F – Sì, radici che sono tuttora molto solide perché Synesthesia si basa ancora fortemente sull’elemento tecnologico (mobile, web, sviluppo frontend, e-commerce). Quello che abbiamo fatto è stato guardare un po’ oltre ed evitare che la tecnologia e la componente digitale venisse vista solo come una “commodity”, un qualcosa di rimpiazzabile.

Volevamo dare un valore aggiunto reale e abbiamo cominciato a costruire tutta una serie di competenze anche di marketing digitale, consulenza strategica, design e progettazione del prodotto, del servizio digitale e dell’esperienza dell’utente. Per questo noi oggi ci definiamo una digital experience company, cioè una società che si occupa di esperienza digitale che si occupa di tutto quello che riguarda il mondo digitale. Dalla progettazione al design, fino ad arrivare alla comunicazione: trasformazione digitale a 360 gradi.

R – Uno degli argomenti che è stato un po’ il filo conduttore di tante interviste è stata la contaminazione

In fondo quello che abbiamo fatto è stato farci contaminare da quelli che sono argomenti e temi non tecnici. Quindi abbiamo visto come l’inclusione, la sostenibilità, la cultura in generale e la creatività facciano parte della nostra contaminazione, che ci ha permesso di crescere e di far crescere le persone intorno a noi in maniera sinergica. 

Diverse persone nelle interviste hanno parlato di come la contaminazione sia un argomento estremamente importante nella crescita di un’azienda, ma anche delle persone. Quindi oggi, tutti gli argomenti che riguardano l’inclusione, il gender gap, sia in ambito tecnologico sia in ambito sociale e culturale, devono essere affrontati pensando a quali possano essere le ricadute positive, in un qualsiasi contesto della vita. E questo è uno dei motivi per cui amo sempre di più lavorare in questo ambiente.

F – Sì la contaminazione è alla base della creatività. Quando Brachetti diceva “di fatto anche i più grandi creativi re-mixano in qualche modo quelle che sono le esperienze che hanno avuto l’altro ieri o 10 anni fa, che messe tutte insieme hanno permesso di crescere quel giardino interiore della creatività e hanno permesso di creare qualche cosa di nuovo”. 

Questo è fondamentale ed è uno dei fili conduttori della nostra azienda. Invece, per quanto riguarda il tema della Corporate Social Responsibility (CSR), se ne parla tanto ed è sempre più mainstream. Adesso diventerà quasi indispensabile avere un profilo di quel genere, legato quindi alla componente sociale e a quella culturale. Anche in questo, secondo me, siamo stati dei precursori, perché abbiamo sempre voluto fare questa cosa prima che fosse così codificata. Adesso vogliamo diventare anche società benefit e probabilmente, entro fine anno, riusciremo a farlo. Poi, vorremmo intraprendere un percorso di certificazione B Corp. Si tratta di un percorso naturale per noi, che ci caratterizza e fa parte del nostro DNA da sempre.

R – Un altro elemento che ho trovato interessante, e che si interseca con la modalità e gli argomenti discussi per i festeggiamenti, è il nostro rapporto con le startup, cioè  

cercare tutte quelle disruptive technologies, quei prodotti e le persone molto interessanti, ovviamente partendo sempre dal nostro territorio. 

Quindi noi abbiamo fatto un percorso insieme a tante startup a cui ci siamo approcciati con ruoli molto differenti, però anche questo fa parte del guardare al futuro in maniera aperta. 

Nelle giovani startup (come nel recente caso di Wibo) vediamo quella freschezza, quella grande quantità di idee e quell’entusiasmo che ci spingono a sceglierle come partner. Noi cerchiamo di sostenere sempre queste iniziative mettendo a disposizione la nostra esperienza preziosa. Siamo molto orgogliosi dei nostri progetti con queste nuove realtà.

F – Come GirlsTech per esempio.

R –  Sì, GirlsTech è stata un’esperienza particolare. Abbiamo presentato un’idea differente rispetto a quello che è un approccio molto “antico” al mondo del lavoro STEM, cioè che la donna non sia portata o non sia in grado di fare dei lavori legati a questo mondo. Oggi le donne che hanno successo nel nostro campo sono tantissime. Però in Italia non è semplice riuscire ad affrontare questo argomento. C’è ancora tanto da fare.

Il fatto che all’interno di grosse compagnie ci siano tante donne di successo, dimostra ai giovani che una donna non solo può essere parte del meccanismo, ma può diventarne la protagonista. Questo è ciò che cerchiamo di trasmettere attraverso i corsi di FuturMakers e GirlsTech. 

F – È fondamentale che esistano questi modelli, perché i role model maschili nell’ambito della tecnologia e dell’innovazione sono numerosi: Elon Musk, Steve Jobs sono solo alcune delle tante altre persone carismatiche come loro. È importante andare a cercare dei role model femminili perché ispirano e sappiamo bene che uno dei motori più potenti è l’ispirazione che traina e può fare la differenza. 

GirlsTech nasce tra l’altro da FuturMakers, che è un altro progetto di quelli un po’ folli e ambiziosi che abbiamo voluto creare: una scuola di coding, robotica e STEM in generale per bambini e ragazzi in età scolare. Un progetto nato in sordina dal quale si sono in seguito sviluppati tutti gli altri corsi in presenza e online. Noi crediamo che la formazione tecnologica sia molto importante per i ragazzi e per il loro futuro.

In questo momento abbiamo tanto bisogno di talenti e tutte le aziende che lavorano nel nostro mercato sanno benissimo che è difficile trovare risorse in questo settore. Per la nostra crescita, quindi, le collaborazioni che portiamo avanti in questo ambito con ITS, con l’Università di Torino e con il Politecnico di Torino, sono un elemento fondamentale.

Nel futuro dobbiamo abituarci a una formazione costante e permanente.

In questo senso la nostra Academy va in questa direzione, va a supportare i professionisti. Sappiamo bene che i bambini oggi non sanno che lavoro faranno da grandi probabilmente perché il lavoro che faranno oggi non esiste. Lo stesso vale anche per gli adulti. Nel futuro, probabilmente, ci dovremo reinventare, quindi formarci anche in età adulta e continuare a imparare è fondamentale.

R – È arrivato il momento fatidico. Ora tocca a noi farci questa domanda che abbiamo fatto a tutti. La domanda è questa caro Francesco, come immagini il futuro tra 10 anni?

F – Mi hai battuto sul tempo, così non posso farla a te! Difficilissimo rispondere oggi. Stiamo vivendo dal punto di vista della tecnologia una crescita esponenziale, quella che viene chiamata la singolarità tecnologica da alcuni analisti. Questa accelerazione fa sì che dal punto di vista della tecnologia sia quasi impossibile fare delle previsioni a lungo termine. Si possono fare, però, delle ipotesi. Possiamo provare a pensare a quelli che saranno alcuni trend (non solo del digitale). 

Possiamo parlare della medicina, della bioingegneria, dell’esplorazione spaziale. Ultimamente stanno accadendo cose che neanche immaginavamo quando eravamo ragazzi. Le accelerazioni tecnologiche hanno un grande impatto sulla società ed è ancora più imprevedibile questo tipo di impatto perché la società e gli esseri umani non crescono a velocità esponenziali, ma in modo lineare. Questo fa sì che nella maggior parte dei casi ci si trovi impreparati. 

La società non è ancora pronta a tutto quello a cui stiamo assistendo da un punto di vista tecnologico e scientifico. Le innovazioni si stanno sviluppando a una velocità assurda. Questo porta a una serie di interrogativi e sfide che dobbiamo affrontare nel prossimo futuro. Tanti sono i cambiamenti e le necessità. Dobbiamo studiare e informarci per cercare di essere parte attiva di questi cambiamenti e non subirli. Questo, a mio avviso, è l’unico modo probabilmente per arrivare a un futuro migliore.  

È una visione ottimistica, non voglio essere pessimista, nel senso che tante cose stanno migliorando anche se ci sono molte incertezze nei periodi di cambiamento. 

La pandemia poi è stata veramente un acceleratore di tante cose, sia tecnologiche, sia culturali, ma anche di tanti problemi che sono diventati ancora più forti, come i problemi sociali e geopolitici. Quindi saranno delle sfide davvero interessanti da affrontare nel futuro. 

R – Concordo con la tua visione, l’unica cosa che spero davvero è

che tutti questi cambiamenti siano in qualche modo disruptive rispetto a quelli che sono le relazioni umane.

Ultimamente lo sviluppo della tecnologia ha dato anche un impulso a un allontanamento dal punto di vista sociale. La tecnologia, che noi diciamo essere sinestetica, invece dovrebbe essere inclusiva e in grado di consentire alle persone di stare insieme.

Quindi io spero che nei prossimi 10 anni la tecnologia impari e lavori sempre di più per unire di nuovo le persone. Alcune innovazioni tecnologiche che abbiamo visto hanno permesso di velocizzare processi, di fare la spesa online, di organizzare i viaggi, facendo tutta una serie di cose cambiando il panorama del mondo come quello lavorativo, creando nuove professioni e nuove opportunità. 

In qualche modo ha lasciato indietro delle persone, quindi ha creato del bene, ma anche delle difficoltà. Però questo deve arrivare a un processo di maturazione e spero che le persone e la socialità, che abbiamo visto essere così importante, abbiano un ruolo decisivo nelle scelte che si faranno a livello tecnologico perché senza il rapporto umano si perde completamente il valore anche di quello che facciamo noi. 

Altro tema importante è quello ecologico e della sostenibilità. I giovani sono molto attenti a questo tema, molto più di quanto lo siamo stati noi, che arriviamo dal consumismo sfrenato. Quindi spero che questi argomenti siano affrontati anche attraverso la tecnologia. Speriamo di farne parte anche noi tra 10 anni con Synesthesia!

F –  Prima di chiudere questa intervista vorrei dire che tutti i proventi raccolti del libro che state leggendo saranno devoluti all’Ospedale infantile Regina Margherita e ai profughi afgani richiedenti asilo in Italia. Quindi, come è nel nostro stile e modo di essere, abbiamo pensato di restituire questo grande regalo che ci hanno fatto tutte le persone che hanno contribuito a questo progetto concretizzandolo per scopi benefici

Con questo si conclude il nostro percorso di interviste e questo nostro lungo festeggiamento dei 10 anni. Ringraziamo ancora una volta tutti quelli che l’hanno reso possibile, tutte le persone che si sono prestate a svolgere le interviste, tutte quelle che hanno lavorato al progetto. 

Infine, un grande grazie per i 10 anni di Synesthesia va anche a tutte le persone che fanno parte di questa grande famiglia e che hanno portato un pezzo di Synesthesia nel mondo, come qualcuno dei ragazzi che ha preso strade differenti e ci hanno detto: 

“ovunque andrò porterò la testimonianza di quello che ho imparato e visto qui”.

Un onore che ci ripaga di tanti sforzi e sacrifici fatti per arrivare a oggi e ai festeggiamenti per questo bel traguardo raggiunto insieme. Quindi grazie, grazie a tutte e a tutti. 

Ci vediamo nel futuro, tra 10 anni o anche prima. 

Non hai tempo di vedere o di leggere l’intervista di Francesco e Riccardo? Nessun problema, c’è la versione podcast sul canale Synesthesia Talks!

Ascolta “Synesthesia / Francesco Ronchi e Riccardo Recalchi [Dicembre 2021]” su Spreaker.

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