Innovare significa essere più inclusivi. Intere generazioni di designer sono state ispirate dalla forza creativa del protagonista di questa intervista. Stiamo parlando del grande Horacio Pagani, fondatore di Pagani Automobili. Dalla pampa argentina a Modena, la sua storia fatta di passione e determinazione ha tanto da insegnarci. Durante questa intervista Pagani ci svelerà la ricetta per realizzare i propri sogni e le proprie aspirazioni. Ci parlerà, inoltre, di progresso, inclusività delle donne nel mondo dell’automotive e ovviamente di futuro.
Conduce l’intervista Riccardo Recalchi (CEO di Synesthesia).
L’Horacio Pagani di 13 anni, che creava modelli con materiali di fortuna, cosa direbbe all’Horacio Pagani di oggi? Sarebbe orgoglioso del modo in cui ha rispettato e seguito quel sogno?
“Diciamo che è un percorso che sto continuando ancora oggi. Ho sempre lavorato con la stessa energia, serietà, entusiasmo e passione. Credo che tutto stia andando avanti com’è nato 50 anni fa. Non ci sono grandi differenze, se non quella di avere adesso una compagnia che richiede una responsabilità molto superiore rispetto a quando ero da solo ed ero un ragazzino. Il concetto è sempre quello”.
Per essere liberi bisogna avere radici. Quanta Argentina c’è stata e c’è ancora oggi nei progetti e nei modelli che crea?
“L’Argentina mi ha dato tante cose, ho vissuto molti meno anni in Argentina che in Italia. Ho 65 anni e sono arrivato qui a 27, perciò c’è tanto di Italia nella mia vita. I miei figli sono italiani, la mia famiglia l’ho formata in Italia. Sicuramente più che l’Argentina, è l’educazione che ho ricevuto dalla mia famiglia, dai miei genitori, dai miei nonni a darmi le basi per poter camminare e andare avanti”.
La sua storia è un esempio di quanto valga investire sulle proprie passioni. Talento, ingegno e creatività, in quale misura queste tre componenti diventano fondamentali nel perseguire un progetto?
“Partiamo dalla passione. In qualsiasi area è la passione che dà l’energia a tutto. Più passione hai più energia hai per andare avanti a prescindere da quello che fai. Le persone che hanno fatto delle cose e che storicamente sono ricordate anche in diverse discipline, sono persone che hanno soprattutto passione e sanno trasmettere questa passione agli altri cioè sanno coinvolgere gli altri.
Quali sono gli ingredienti per fare delle cose nella vita in qualsiasi settore? La disciplina. Essere rigorosi, essere molto costanti, avere un enorme dose di pazienza e amare il proprio lavoro.
Il nostro lavoro ci dà la possibilità di progredire, di far crescere i nostri figli e dare un contributo alla società. Non importa quello che fai, l’importante è che lo fai bene, con impegno e con serietà. Poi se devo dire quanto talento e quanto sudore, 10% talento e 90% sudore”.
Maggiore è il sogno, più grande è dunque la sua forza inclusiva. Il suo sogno è stato in grado di ispirare non solo intere generazioni di designer, ma anche tutti coloro che rincorrono ogni giorno le proprie aspirazioni. Che effetto le fa questa cosa?
“Io quello che ho fatto, l’ho fatto perchè era la mia passione. Non l’ho fatto per diventare famoso, ma perché amo il lavoro, amo le macchine, amo le cose che faccio. Mi è sempre piaciuto interagire, lavorare in team e nel lavorare in team devi avere rispetto per gli altri, devi stimolarli, devi avere una certa capacità di leadership. Se questo oggi può essere utile a qualcuno, meglio. Diciamo che io non sono mai stato uno studente brillante, non ero il migliore della classe. Ho fatto fatica persino a disegnare, a imparare a disegnare. Vengo dall’Argentina, dalla Pampa, un posto in cui non c’era una cultura automobilistica del design. Non era né Modena, né Torino, né Detroit o Stoccarda. Se può essere utile agli altri che una persona, piccola, senza nemmeno tanta forza o energia fisica, senza nemmeno essere stato bravo a livello scolastico è riuscito a fare questo, vuol dire che per chi nasce in un mondo come quello di oggi dove le informazioni, le conoscenze, le opportunità sono di molto superiori rispetto alle mie, sicuramente ha mille volte più possibilità di quelle che ho avuto io”.
Da pioniere nell’utilizzo di materiali compositi su vetture di serie, cosa significa per lei il termine “innovazione”? È solo un processo tecnico o diventa un modo per evolversi come persona e professionista?
“Credo che la curiosità quotidiana sia la cosa che ti permette di imparare. Nella misura in cui tu hai curiosità, osservi le cose, hai voglia di studiare e vuoi aumentare le tue conoscenze.
La vita in fondo è un esperimento, un percorso, un viaggio sperimentale dove puoi trovare delle cose che non ti aspettavi nel bene e nel male. In questo percorso devi sperimentare. Quello che ho fatto e quello che facciamo con tutti i miei colleghi è portare avanti delle attività che sono sperimentali, di ricerca. Poi lo devi sempre fare con passione. Se ti accompagna lei tu sei sereno”.
Quindi l’innovazione è una necessità?
“L’Innovazione vuol dire progresso in ogni area.
Se l’uomo è arrivato alla Luna e vuole arrivare a Marte si deve dare da fare per capire come far arrivare queste navicelle fino a Marte. Per fare quello ci vuole innovazione. Se vogliamo migliorare il pianeta dobbiamo metterci a lavorare, studiare, aumentare le conoscenze per poi vedere come trovare i mezzi per salvare questo pianeta, un tema molto caldo oggi”.
Come vede le nuove generazioni nel futuro? Ci saranno più donne in questo lavoro?
“Allora, verso le nuove generazioni sono molto ottimista. Se pensiamo che la Pagani ha un’età media di 31-32 anni, è una azienda molto giovane. Temo che però in generale oggi la gente sia molto distratta, pensa troppo all’informazione. Si alza la mattina e vuole o leggere il giornale o guardare la TV. Hanno bisogno quotidianamente di informazioni e invece l’informazione dovrebbe essere rimpiazzata dalla conoscenza e dallo studio.
Credo nei giovani assolutamente, però ci deve essere anche una consapevolezza di sviluppare di più il senso del dovere che non quello del dovuto. Per quanto riguarda le donne, io credo fortemente nelle donne, nutro un grande rispetto e credo che oggi abbiano più energia rispetto agli uomini. I ragazzi giovani sono bravi, ma sono estremamente fragili. La donna ha più coraggio, più energia. Questo è quello che vedo nella media. Qui ci sono stati momenti in cui le donne occupavano posti nell’ufficio commerciale, nella produzione, nel personale. Credo molto nel lavoro delle donne.
Prendiamo per esempio la tecnologia dei materiali compositi. Da noi ci sono tante donne che si occupano anche della lavorazione del carbonio con estrema precisione. Riescono a fare qualcosa che prima era solo appannaggio degli uomini Realizzano cioè anche un telaio di un’auto, ovvero un lavoro che in passato veniva svolto esclusivamente da uomini perché comportava saldare, piegare una lamiera, ecc. Oggi, invece, da noi, le donne fanno anche il telaio e la carrozzeria di una vettura”.
Quali consigli darebbe a un giovane designer che vuole diventare l’Horacio Pagani del futuro?
“Io non ho mai lavorato per diventare Enzo Ferrari o Ferruccio Lamborghini.
Ognuno deve seguire un suo percorso. Se poi hai dei punti di riferimento e ispirazione importanti – come per me sono stati Pininfarina, Gandini, Bertone, Giugiaro, Enzo Ferrari, ma anche Einstein e Leonardo Da Vinci – penso che sia naturale e anche molto bello perchè è comunque un premio. Ognuno, però, deve diventare se stesso.
Quello che suggerisco è di imparare a disegnare bene con le mani e poi studiare per quanto possibile la storia di Leonardo e la sua filosofia, perché studiando Leonardo puoi davvero imparare come seguire la tua carriera, che tu sia un architetto, un ingegnere, un designer, un ricercatore. Leonardo ti dà più o meno la risposta a tutto. Era un tipo molto semplice, una persona molto molto positiva e creativa. Era un genio perché era umile, perché sapeva parlare con le altre persone. Si metteva alla prova continuamente, era una persona che soffriva anche molto, una persona con una marcata sensibilità. Lui è stato probabilmente, credo, il primo che ha detto che arte e scienza sono due discipline che possono camminare mano nella mano”.
Come vede il futuro del design e dell’automotive nei prossimi 10 anni?
“Tutti i costruttori di automobili, noi compresi, lavoriamo molto per cercare di fare in modo che le macchine siano più pulite per la salvaguardia dell’ambiente.
In ogni modo bisogna lavorare tutti insieme per cercare prima di tutto di trovare il modo di produrre energia elettrica con delle fonti che non siano inquinanti come il petrolio e come il carbone.
Ci vorrebbe gente con conoscenze tecniche e scientifiche per dare un supporto a chi deve prendere delle decisioni. Non deve essere una questione demagogica. Deve essere una questione veramente oggettiva, altrimenti rischiamo di farci del male. Credo che la macchina elettrica sia molto importante per il trasporto all’interno delle città perché la concentrazione demografica è molto alta. All’interno della città non ti serve una macchina con mille cavalli, nemmeno con 350 o 500 cavalli. Ti serve una macchina che faccia i 50 o i 60 km all’ora, a due posti perché la maggior parte della gente si sposta con poche persone e poi bisogna abituarsi a usare le bicicletta e a camminare. Io abito a 3 km di distanza da qui e vengo a lavorare o a piedi o in bicicletta perchè il mezzo di trasporto più è semplice più è economico. Quando sono a Milano mi muovo in bicicletta o a piedi perchè è il mezzo di trasporto più comodo. Bisogna cominciare a prendere delle abitudini che siano più sagge”.
Questo richiede un cambio culturale?
“Einstein diceva che i giornali vanno letti alla rovescia e io sono d’accordo con Einstein”.
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