L’”influencer-turista”: un valido alleato per la ripresa del turismo dopo la pandemia?

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5 Agosto 2021

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Il turismo cerca di risollevarsi dalla crisi legata alla pandemia. Città e musei si affidano al mondo dei social, individuando nella figura dell’influencer-turista una risorsa concreta ed efficace per aiutare la ripresa del settore.

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Turismo digitale e la figura dell’influencer-turista

Per comprendere il rapporto che c’è tra il mondo del turismo e quello degli influencer occorre, innanzitutto, fare un passo indietro e analizzare il fenomeno legato alla digitalizzazione di questo settore. Quando si parla di turismo digitale solitamente si fa riferimento all’utilizzo di nuovi strumenti tecnologici per pianificare, gestire il proprio viaggio “in modo intelligente”. Oggi la digitalizzazione del settore turistico sembra essere diventata l’unica via per la ripresa dopo la pandemia. Inizialmente, però, molte furono le perplessità legate a questo fenomeno. Ci si interrogava sul ruolo che avrebbe potuto acquisire all’interno dello scenario economico italiano e, solo con il tempo, si è capito che turismo digitale e trasformazione digitale andavano di pari passo.

In un’epoca in cui internet e i social media rappresentano la fonte principale d’informazione, non deve stupire, dunque, la stretta relazione che si sta delineando sempre di più tra il turismo digitale e la professione dell’influencer. Oggi, infatti, per reperire informazioni di qualsiasi genere su viaggi, città artistiche e mete paradisiache, il “turista digitale” si basa molto spesso sulle opinioni di amici, familiari, ma anche sconosciuti. È qui che entra in gioco la figura dell’influencer-turista. Grazie alla visibilità e notorietà di cui gode, è in grado di raggiungere un grande numero di persone, diventando veicolo di informazioni e consigli utili per chi viaggia. 

L’opinione pubblica si divide: pro o contro l’influencer-turista?

Il piano che prevedeva di utilizzare gli influencer per rilanciare il turismo ha già visto numerosi protagonisti. Dalle visite alla Cappella Sistina e alla Galleria degli Uffizi di Chiara Ferragni, alla promozione di una mostra a Bologna dello youtuber Luis Sal. Dal video promozionale sull’Emilia Romagna affidato alla voce narrante di Stefano Accorsi, alla campagna promozionale del Museo Archeologico di Napoli con la partecipazione del gruppo satirico The Jackal. Tanti sono gli esempi di questo nuovo fenomeno già messi in campo, quanto numerose le opinioni discordanti

All’interno di questo dibattito, c’è chi sostiene che questa strategia di marketing rappresenti il modo più semplice e immediato per far conoscere l’arte e le bellezze del nostro paese ai più giovani e chi, invece, considera queste “figure” poco idonee.  

L’estate scorsa, per esempio, ha fatto molto discutere il caso di Chiara Ferragni. Tante sono state le critiche che sono arrivate da diversi studiosi e appassionati in materia, che hanno definito l’accostamento della Venere del Botticelli alla Ferragni come una scelta impropria, paragonando il canale social degli Uffizi a quello di una marca di costumi. La questione resta tuttora molto aperta e dibattuta.

Il caso “Ferragni-Uffizi”: un indiscutibile successo di comunicazione e marketing 

Che si facciano gli shooting di moda all’interno dei musei non rappresenta certo una novità. Occorre, tuttavia, precisare che Chiara Ferragni non è stata appositamente chiamata dalle Gallerie degli Uffizi per risollevare la popolarità del museo, ma si trovava lì per lavoro. Come ha dichiarato il direttore Eike Schmidt, si è trattata di un’operazione molto vantaggiosa per il museo, che non ha comportato alcuna spesa.

Nei giorni successivi ai post della Ferragni, gli ingressi alle Gallerie degli Uffizi hanno fatto segnare un +27% di visitatori (con un +3600 ingressi under 25 nel weekend successivo ai post). L’eco mediatico generato ha ottenuto milioni di apprezzamenti in tutto il mondo, posizionando per molti giorni gli Uffizi tra i trend topic su Twitter, Instagram e nelle ricerche Google.

Turismo digitale senza confini. Cosa ci attende nel futuro?

Il fatto che il turismo sia stato uno dei settori più colpiti a livello mondiale dall’attuale pandemia è indiscutibile. Nel 2019, l’Italia aveva raggiunto il quinto posto nella classifica dei Paesi più visitati al mondo, con 94 milioni di turisti stranieri: cifra che nel 2020 ha registrato un -55% di presenze. Tuttavia, la recente riapertura delle frontiere e i primi flussi di turisti, fanno ben sperare: secondo l’Enit (Agenzia Italiana per il Turismo), nel 2022 non solo si tornerà ai livelli pre-Covid, ma si registrerà un’ulteriore crescita di due punti percentuale. 

Per questo motivo il digitale, che ha già cominciato a rivoluzionare il settore turistico, diventerà essenziale per concretizzare queste stime. L’utilizzo delle tecnologie è sempre più diffuso e i dati parlano chiaro: il 22% dei turisti italiani usa strumenti digitali, come i tour virtuali, per scegliere l’alloggio o la località di destinazione prima della prenotazione. Inoltre, la percentuale dei turisti che, rientrati dal viaggio, comprano on-line un prodotto legato alla località visitata è passata dal 4% nel 2015 al 12% nel 2019. Infine, il 30% dei turisti, una volta terminata la loro esperienza, decidono di raccontarla online, lasciando delle recensioni sui luoghi da loro visitati. 

Se già all’inizio del 2020 l’innovazione tecnologica nel turismo si riteneva fondamentale per la sua crescita, oggi, con l’esigenza di rilanciare un settore pesantemente danneggiato, lo è ancora di più. Come abbiamo visto, si tratta di una tendenza in costante aumento che porta con sé infinite opportunità di crescita. In tal senso il turismo digitale e la figura dell’influencer-turista possono fare la differenza.

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