Le applicazioni del futuro. Bilanci e prospettive con Nicola Albertini

Intervista

15 Maggio 2020

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“Le applicazioni del futuro saranno certamente molto più integrate con noi. Stiamo andando incontro a una sempre più estesa virtualizzazione dei processi umani”. Oggi siamo andati a curiosare all’interno della nostra factory e abbiamo parlato di applicazioni del futuro con Nicola Albertini (head of operations in Synesthesia), delle attività che si svolgono al suo interno e dell’approccio che contraddistingue il modo di lavorare in Synesthesia

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Nicola, ci racconti la tua storia in Synesthesia?

“La mia storia professionale comincia prima che Synesthesia nascesse. Ho iniziato a collaborare con Francesco (CEO di Synesthesia) nel 2010 su alcuni progetti di sviluppo Android. Per circa due anni ho lavorato con lui che all’epoca era un freelance e siamo rimasti costantemente in contatto. Dopo la nascita di Synesthesia ho seguito con interesse la sua crescita fino al 2012, quando la mia voglia di cambiare si è incrociata con la necessità di avere il primo project manager dedicato in Syn e nell’ottobre 2012 sono salito a bordo.  Synesthesia era piccola, contava meno di 10 persone, quasi tutti sviluppatori mobile”.

In che cosa consiste il ruolo che svolgi? Di cosa ti occupi esattamente?

“Nell’arco di questi 8 anni, Synesthesia è cresciuta in modo vertiginoso. I ruoli si sono arricchiti e strutturati. Per parlare del lavoro che svolgo io partirei un po’ dalla sua evoluzione: a partire dall’essere un project manager fino ad aver responsabilità su altre aree con team di 60-70 persone. Ciò che faccio è coordinare tutta l’area produttiva della Factory, capisco quali sono le sue necessità e mando avanti il flusso. Mi occupo della fase di pre-sales, quindi delle stime economiche dei progetti, di effort e durata (cioè quanto ci vuole per produrre quel determinato pezzo di software) Mi occupo delle trattative, partecipo alle gare, curo la parte di delivery e operations, quindi coordino il gruppo di PM sui vari progetti, verifico il budget e l’allocazione delle persone”.

Qual è l’approccio che il tuo team ha nella fase di sviluppo dei progetti?

“Siamo versatili e ci adattiamo alle esigenze e alla struttura del cliente. Ci sono progetti che partono con una fase di analisi e design, altri che partono direttamente nella fase di sviluppo. In generale prediligiamo l’approccio AGILE, in particolare SCRUM. Questo, però, chiaramente non è sempre possibile perché dipende dal progetto e dal tipo di budget che il cliente ha a disposizione. Passiamo da progetti che sono waterfall fino ad arrivare a progetti più complessi e strutturati, quelli richiesti dai clienti più grandi che hanno la forza di poterli portare avanti e mantenerli. In questo caso, si tratta di progetti che sono puramente AGILE. Team autogestiti partecipano attivamente alla riuscita di queste commesse condividendo con gli altri le migliori soluzioni. Questa è una delle caratteristiche dell’approccio AGILE, cioè il fatto di essere maggiormente interattivo e migliorativo. Così facendo, ogni progetto, ogni sprint di progetto ci viene un po’ meglio di quello precedente”. 

Le nuove applicazioni utilizzano tecnologie sempre più innovative e di frontiera, basate su importanti scoperte scientifiche e sul significativo impiego dell’intelligenza artificiale. Fino a dove queste tecnologie potranno spingersi?

“Sicuramente ben oltre quello che noi immaginiamo in questo momento. Grazie alla tecnologia a disposizione: possiamo continuare a vivere le nostre vite, ordinare il cibo a casa, vedere film senza andare al cinema per proteggerci dal contagio del coronavirus. Oggi ci sono tecnologie che sono talmente avanti da sembrare quasi magiche, come la traduzione del linguaggio in tempo reale in un’altra lingua; l’identificazione dei pattern nelle foto o nei video; i Sentiment analysis, che consentono di capire il mood di una frase. C’è poi un’altra interessante evoluzione che tende a “portare fuori” la tecnologia dai classici dispositivi (pc, telefoni, televisori) per trasferirli in oggetti che fino a qualche tempo fa erano considerati “non intelligenti”, come per esempio gli orologi o i sensori di vario genere, ora in grado di adattarsi in base all’ambiente”. 

Oggi Google Home e Alexa hanno ormai portato il sistema di riconoscimento vocale nelle case di tutti, un po’ come avvenne tempo fa con le televisioni. Come te le immagini le applicazioni del futuro?

“Le applicazioni del futuro probabilmente non saranno applicazioni. Se portiamo questo paradigma all’estremo non avremo più applicazioni come le intendiamo oggi. Forse non avremo più bisogno di avere un’interfaccia, ci basterà parlare o fare dei gesti. Per esempio, il frigo potrà ordinare dei prodotti non perché l’intelligenza artificiale gli avrà fatto capire che lo yogurt è finito, ma avrà capito che io ne voglio comprare ancora semplicemente perché lo desidero e perché ho un determinato budget da spendere. Molti sistemi simili a quelli che ho descritto esistono già, ma si tratta di sistemi che ignorano alcuni fattori, come per esempio quello del prezzo. Siamo solamente agli inizi di tutto questo. Le applicazioni del futuro saranno certamente molto più integrate con tutto quello che ci circonda. Stiamo andando incontro a una sempre più estesa “virtualizzazione dei processi umani”, che ci permette di compiere qualunque azione attraverso un’applicazione, tramite un servizio, senza dover andare fisicamente in un luogo. Questo rappresenta un vantaggio indiscutibile ”.

Lavorare per Synesthesia significa? 

Crescere. Crescere con delle persone a cui voglio bene. Significa fare un lavoro che amo profondamente. Lo amo perché lo faccio con le persone giuste che mi danno la fiducia di farlo. É un’avventura incredibile. Quando ho iniziato a lavorare ricordavo a me stesso che ogni due anni volevo cambiare azienda. Per i primi anni è stato così, fino a quando ho iniziato a lavorare qui. Mi auguro di continuare così”.


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