App Immuni, la documentazione ufficiale

Mobile

15 Maggio 2020

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Sono state rese pubbliche alcune informazioni ufficiali relative all’app Immuni. Dalla nostra analisi (a cura di Stefano Mondino) sono emerse alcune considerazioni sia dal punto di vista tecnico sia per ciò che riguarda il design.

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Dopo settimane di speculazioni, analisi tecniche più o meno accurate e un acceso dibattito pubblico, sono finalmente state rese pubbliche alcune informazioni ufficiali relative all’app Immuni.

Immuni è l’app ufficiale del Governo Italiano che aiuterà la popolazione a combattere la diffusione del COVID-19. Sviluppata dalla software house milanese Bending Spoons, effettuerà il monitoraggio dei contatti tra le persone (vicinanza entro pochi metri) sfruttando il Bluetooth dei loro smartphone. 

Dalla documentazione (disponibile qui) si possono trarre delle conclusioni molto interessanti sia dal punto di vista tecnico che per ciò che riguarda il design.

Nel file “Product Description” sono infatti disponibili anche i mock-up grafici delle schermate dell’app, a nostro avviso molto curati per estetica e user experience.

Ecco un paio di esempi:

Immagine 1 | Immagine 2 | Immagine 3

Dal lato tecnico risultano chiari i motivi che hanno causato il ritardo nella pubblicazione su AppStore e PlayStore. Se, in un primo momento, si era ipotizzato, per l’acquisizione dei dati utenti, un approccio centralizzato (modello PEPP-PT) che aveva fatto storcere il naso a molte persone per tematiche relative alla privacy, la documentazione conferma invece la scelta di adottare i nuovi framework introdotti da Apple e Google ad approccio decentralizzato (simile al modello DP-3T).

La scelta in realtà è stata praticamente obbligata, poiché i dispositivi iOS e Android presentano delle forti limitazioni nello sviluppo qualora si voglia rendere il proprio telefono “identificabile” tramite Bluetooth se l’app non è in esecuzione (per esempio, se il telefono è in stand-by in tasca o in borsa). 

In una inedita joint-venture, Apple e Google hanno sviluppato un’integrazione ad-hoc per permettere alle app governative di tutto il mondo (e solo a loro) di abilitare le funzionalità di contact tracing. Tali funzionalità saranno disponibili solo dai prossimi aggiornamenti di sistema operativo iOS (versione 13.5, attualmente in beta) e dei Google Play Services su Android. Come conseguenza, purtroppo, sarà probabile vedere una curva di adozione dell’app piuttosto lenta.

Un altro tema interessante affrontato in documentazione è quello relativo alla coerenza tra codice sorgente e versione dell’app effettivamente negli store. 

Se, da un lato, il codice sorgente dell’app (e dei servizi di back-end) sarà visionabile da chiunque, non c’è di fatto alcuna garanzia che la versione pubblicata e scaricata dagli utenti provenga effettivamente dalla sua compilazione. 

Per ovviare a questo delicato problema, si è adottata una soluzione basata su Continuous Integration e Continuous Delivery molto simile a quella che in Synesthesia utilizziamo già da diversi anni per automatizzare il processo di build delle nostre app.

Tramite strumenti come Github e Fastlane, l’intero processo di compilazione e distribuzione sugli store sarà eseguito su sistemi in cloud e visibile al pubblico, in modo da scongiurare eventuali manomissioni da parte dello sviluppatore e, si spera, limitando le ipotesi di complotto che hanno tenuto tanto impegnata l’opinione pubblica in questi difficili mesi di quarantena.

La documentazione pubblicata fa chiarezza dunque su molti dei punti rimasti aperti. Non ci resta che aspettare fiduciosi di veder comparire anche i sorgenti dell’applicazione vera e propria su Github, come promesso, e di provare l’applicazione sui nostri smartphone.

(Articolo a cura di Stefano Mondino – Mobile Tech leader presso Synesthesia)


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